domenica 5 dicembre 2010

Natura, tabù e punti di vista

Ola,

stamani sono arrivato a Mysore dopo una meravigliosa parentesi di una decina di gg nelle splendide Andamane...gia' le Andamane...se potete andateci!! Sono ancora incontaminate e veraci...non le perdete!

E'' stato un bel periodo vacanziero (vabbe' passatemi il termine...): nuotate, biciclettate per raggiungere le varie incantevoli spiagge orlate di palme, serata chiaccheranti con birre incluse (dopo 2 mesi senza anche la Kingfisher sembra la bevanda luppolata migliore al mondo!), sonni "disturbati" solo dai rumori della natura e un sacco di incontri con gli animali autoctoni!

Durante il sentiero in mezzo alla giungla per raggiungere Elephant Beach, mi sono imbattutto in un varano di un paio di metri; stavo camminando bello sereno quando mi ritrovo sto lucertolone di fronte, a non piu' di 10 metri, che dopo avermi scrutato e capendo di non avere speranze con un cittadino armato di sandali, borraccia e biscotti possi, gira i tacchi e se ne va alla velocita' del tuono...buon per lui...ma che sgaggia!!!

Nel tragitto tra le isole ho visto il possente salto fuori dall'acqua di una maestosa manta che io e il mio amico di Mumbai, noti per le conoscenze zootecniche, abbiamo valutato fossa di almeno 3 metri e della sotto-specie Eagle-Ray (Manta Aquila??): il fatto di non averla mai vista e la sorpresa mi hanno regalato un'emozione fortissima!

Poco dopo mi imbatto in un qualcosa che improvvisamente si libra in volo e dopo pochi secondi si rituffa nell'acqua e sparisce...un uccello-natante?? O un pesce-volante??

Altra esperienza...durante un'escursione barcaiola a South Button per vedere cio' che rimane della barriera corallina che, colpita duramente dallo tsunami del 2004, ora sta soffocando a causa delle alghe che si formano per il surriscaldamento globale, non credevo di trovarmi in una galleria d'arte!

Nonostante l'attrezzatura facesse acqua, letteralmente, da tutte le parti ho visto pesci di una varieta' caleidoscopica che mi hanno trasportato in un museo d'arte del '900: un pesciolino rapido e flessuoso dai colori spruzzati alla J. M. Basquiat; un altro elegantemente filiforme dalle striscie verticali giallo-verdi ma con il tocco dadaista di una lunga coda posizionata al di sopra degli occhi; uno panciuto e pigro, kandiskyano, dai colori pastello e dalle linee geometriche; quello vicino a lui sinistramente bello per via della parte anteriore che sembrava pintata dalla mano fruttata di Botero; ed un altro ancora, lungo un paio di metri, con linee curve e dritte dal significato recondito, sambrava uscir fuori da un murales di Keith Haring...insomma uno vero museo dell'arte!

Per queste spiegazioni rozze e poco zootecniche chiedo venia e imploro i ferrati nella materia di non afferrarmi per ferrarmi alla ferrovia che collega Ferrara a Porto Ferraio!

Un aspetto del girare nelle strade delle citta' in Iran e in India (ma anche altrove) e' la differenza nell'impiego della luce: quando il sole tramonta la notte fagocita i raggi solari per riempire, voluttuosamente, l'aria del suo nero mantello.

Il camminare e il biciclettare, armati solo di torcia, diventano un'avventura e il farlo in una landa sconosciuta rispolverano dalla soffitta dell'anima la paura ancestrale del buio.

Nei paesi sviluppati si by-passa il problema con una quantita' abnorme di illuminazione artificiale (abbiamo inventato anche l'inquinamento luminoso!): si tenta di posticipare il buio fino a che le lenzuola avvolgano il corpo.

Il timore dell'oscurita' che ha spronato l'uomo a scoprire il fuoco rimane nascosto in qualche anfratto del nostro essere e, prima o poi, salta fuori in forme che non necessariamente sono riconducibili ad esso: il tabu' del buio resiste e diventa sempre piu' persistente!

Altro tabu' che in queste culture non esiste e' quello riguardante la morte; oltre alle motivazioni religiose sull'esistenza dell'aldila' o meno, c'e' il fatto che nella nostra cultura il passaggio ad altro e' nascosto: non si muore in casa propria ma nascosti in un ospedale o in un ricovero; spendiamo l'intera vita a costruirci il nostro nido e quando arriva il momento andiamo a morire ospiti, senza nulla intorno che ci trasmetta calore, familiarita', protezione..bah...alla Andamane la tribu' degli Onge, o dei Jarawa non ricordo, ha una grotta che viene utilizzata per cremare i corpi dei defunti e come luogo per far nascere i bimbi cosi' da chiudere il magnifico cerchio della vita!

Ormai impregnato di Asia, il 14 dic. volero' a Bangkok, sto divorando il libro di Terzani "A fortune-seller told me" (Un indovino mi disse) che appunto parla di Asia e Indocina;

mi piace leggerlo in inglese e alla fine dei capitoli capisco il senso di cio' che ha voluto dire ma mi sfuggono molti dettagli.

E' come stare davanti ad un quadro, diciamo 30 cm dal suo centro, potendo solo muovere gli occhi ma non la testa: capisci di cosa si tratta ma non riesci a cogliere le sfumature, i colpi di genio celati dietro una parola, l'assenza di un termine che riempie di significato piu' di mille parole, la metafora che ti apre mille porte...insomma, per me, leggere in italiano e' leggere, leggere in inglese e' exercise!

Un abbraccione e pura vida!!

Mar Cello

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